Gruppo di ricerca Italiano conferma l’utilità come marcatore prognostico del DNA tumorale nel sangue della paziente nel cancro alla mammella
I biomarcatori convenzionali utilizzati nella gestione del cancro alla mammella (Breast Cancer-BC) non sono sempre in utili ed efficaci nel predire la prognosi della malattia, esiste quindi l’esigenza di individuare nuovi biomarcatori che possono essere facilmente rilevabili dalla nuova tecnica della biopsia liquida. E ‘ ormai noto da tempo che il DNA cell-free (CF-DNA) è potenzialmente un marcatore diagnostico e prognostico promettente in diversi tipi di tumore, anche se il suo valore prognostico nel BC è ancora da confermare. Lo studio retrospettivo citato, condotto da un gruppo di ricerca italiano di Mandola (Forlì-Cesena), ha valutato il ruolo prognostico della quantità di CF-DNA e della condizione wild type dei geni HER2, MYC, BCAS1 e PI3KCA, frequentemente mutati nel BC. Sono stati raccolti 79 campioni di sangue prima della chirurgia asportativa su donne alla prima diagnosi di BC dal 2002 al 2010. Ventuno pazienti hanno recidivato, mentre cinquantotto non hanno mostrato segni di recidiva. Campioni di sangue di controllo sono stati raccolti da 10 donatori sani. Tutti i campioni sono stati analizzati mediante Real Time PCR per valutare la quantità di CF-DNA e la condizione wild type di tutti gli oncogeni sopra citati. Fatta eccezione per MYC, le pazienti malate di BC hanno mostrato valori mediani di quantità di CF-DNA (ng) significativamente più alti rispetto ai controlli sani, che hanno avuto maggiore riscontro di oncogeni in condizione wild type e indice apoptotico inferiore. È stata osservata inoltre una differenza con significatività statistica per HER2. Lo studio suggerisce quindi che il CF-DNA, rilevato attraverso la tecnologia innovativa della biopsia liquida potrebbe avere un grande potenziale nella pratica clinica, in seguito alla dimostrazione della sua validità clinica e della sua utilità mediante studi prospettici robusti.